Imprenditoria
Africa a COP30: trasformare la ricchezza mineraria in potenza climatica Un nuovo crocevia per il continente
Redazione Enprise Network Italia
8 nov 2025
COP30 si profila come un momento decisivo per le nazioni africane nella diplomazia climatica globale.
Dopo la delusione della COP29, in cui gli impegni finanziari per il clima sono stati giudicati “inaccettabili e inadeguati”, il continente si presenta al vertice con nuove energie e una compattezza frutto del secondo vertice africano sul clima (ACS2).
L’Africa produce solo il 3–4% delle emissioni globali di gas serra ma è fra le regioni che subiscono gli impatti più gravi del cambiamento climatico.
A rendere il contesto ancora più urgente è l’opinione consultiva della Corte internazionale di giustizia che ribadisce l’obbligo giuridico degli Stati di proteggere il sistema climatico e la possibilità che l’inazione costituisca condotta illecita.
Su queste basi il continente punta alla giustizia climatica, armato di un nuovo strumento di pianificazione: la Strategia africana dei minerali verdi (Africa Green Minerals Strategy, AGMS).
Dal vittimismo alla leadership
Il messaggio centrale dell’AGMS e della Dichiarazione di Addis Abeba uscita dal summit ACS2 è chiaro: l’Africa non vuole più essere vista come vittima del clima ma come fornitore di soluzioni e potenza energetica rinnovabile.
I leader africani hanno criticato duramente la mancata risposta finanziaria della comunità internazionale alla COP29 e hanno elaborato una strategia per usare le risorse naturali in chiave climatica.
Questa strategia poggia su quattro pilastri – sviluppo minerario, sviluppo di competenze e tecnologie, costruzione di catene del valore e stewardship – che puntano a trasformare l’estrazione di materie prime in industrializzazione a basse emissioni. Per passare dalle parole ai fatti, la strategia dovrà essere sostenuta da partnership finanziarie e da un solido sostegno istituzionale.
Materie prime critiche: ricchezza e disparità
Il continente detiene alcune delle riserve più ricche al mondo di litio, cobalto e manganese, materie prime fondamentali per la transizione verde. Eppure, cattura meno del 2% del valore generato lungo la filiera di questi minerali : la maggior parte dell’estrazione finisce nei processi produttivi e manifatturieri d’oltremare.
La richiesta di queste materie prime è destinata a triplicare entro il 2030 e a quadruplicare entro il 2040, secondo il Panel delle Nazioni Unite sui minerali per la transizione energetica. Il panel sottolinea l’importanza dell’aggiunta di valore in loco, di investimenti equi e di una equa condivisione dei benefici.
Questo rafforza la richiesta africana di impegni vincolanti per la lavorazione domestica, il trasferimento tecnologico e il finanziamento delle infrastrutture.
Le priorità per una transizione giusta
Per trasformare le risorse minerarie in motore di sviluppo sostenibile, i Paesi africani identificano quattro priorità da portare al tavolo della COP30.
Sostenere l’AGMS con un fondo ad hoc L’Africa chiede che la COP30 appoggi formalmente la propria strategia sui minerali verdi
Una proposta concreta è la creazione di un Fondo africano per i minerali verdi con una dotazione di 50 miliardi di dollari, destinato all’aggiunta di valore locale, alla formazione tecnica e alla costruzione di hub industriali regionali
Aggiungere valore: il 70% entro il 2035 L’obiettivo è fissare una quota continentale del 70% di valore aggiunto per tutte le esportazioni di minerali critici entro il 2035
L’accesso alle risorse africane dovrebbe essere subordinato a impegni vincolanti su trasferimento tecnologico, sviluppo delle competenze e investimenti infrastrutturali
Le preferenze commerciali e i finanziamenti climatici dovrebbero prevedere la lavorazione in loco come condizione preliminare.
Costruire hub regionali e rafforzare la cooperazione Sud‑Sud , la creazione di hub di lavorazione dei minerali a livello regionale consentirebbe economie di scala e una maggiore cooperazione tra i Paesi del Sud del mondo.
La Coalizione africana per i minerali critici rappresenta la piattaforma ideale per coordinare queste iniziative, ma richiede risorse tecniche, competenze negoziali e supporto legale per armonizzare le normative e attrarre investimenti.
Riformare i sistemi di contabilità del carbonio , le attuali regole del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) dell’Unione Europea non riconoscono il minor impatto delle produzioni alimentate da rinnovabili in Africa, imponendo dazi che potrebbero tagliare del 35% le esportazioni africane.
Gli Stati africani chiedono metodologie specifiche che tengano conto delle emissioni effettive e che reinvestano i ricavi nella decarbonizzazione del continente.
Diversificare le partnership e creare nuovi strumenti
Oltre a queste priorità, l’Africa mira a diversificare le proprie partnership oltre i donatori tradizionali. La presidenza brasiliana della COP30 offre opportunità di cooperazione Sud‑Sud, così come l’allargamento del gruppo BRICS che può fornire finanziamenti e percorsi tecnologici alternativi.
La creazione di strumenti finanziari domestici e regionali, come la proposta African Climate Facility e mercati del carbonio specifici per il continente, è fondamentale perché le ricchezze minerarie finanzino il futuro industriale africano. Senza un sistema di finanziamento interno, i proventi continueranno a fluire verso l’estero, perpetuando le disuguaglianze.
Una questione di sovranità e di giustizia
I leader africani insistono sul fatto che il successo della COP30 non si misurerà dai discorsi ma dagli impegni concreti. Tra questi figurano un Fondo per i minerali verdi da 100 miliardi di dollari, obiettivi vincolanti per il valore aggiunto, trasferimento obbligatorio di tecnologia e localizzazione della ricerca e sviluppo, sistemi di contabilità del carbonio equi e 30 miliardi di dollari per le infrastrutture industriali.
La posta in gioco è la sovranità mineraria del continente: consentire all’Africa di diventare una potenza della lavorazione dei minerali o lasciare che si consolidino schemi estrattivi che minano la giustizia climatica e lo sviluppo.
In questa prospettiva, la transizione energetica globale sarà davvero giusta solo se sarà anche alimentata dall’Africa.
Enprise Network Italia continuerà a seguire con attenzione i negoziati e le iniziative che potranno trasformare questa visione in realtà, sostenendo con la sua voce i protagonisti afro discendenti che lavorano per un futuro più equo e sostenibile.
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